Nelson Mandela è stato il primo presidente di colore del Sudafrica. Soprannominato dalla sua tribù di appartenenza Madiba, ha vissuto diverse vite. In una di queste è stato prigioniero in carcere per 27 interminabili anni. Ventisette anni. Qualcosa che a pensarci, e ripensarci, sembra infinito. Soprattutto pensando a quante cose sia riuscito a realizzare nella sua vita. Nonostante quel periodo in cella. O forse, anche grazie a quello. In isolamento aveva pochissimo spazio. Una stanza di pochi metri quadrati. Due piccole finestre, un tappeto per dormire. In quella condizione estrema aveva deciso di non rinunciare alle cose per lui fondamentali: studiare e tenersi in forma fisicamente. Nella vita quotidiana era abituato a svegliarsi presto e iniziare la giornata con una bella corsa. Mantenne questa abitudine, correndo un’ora al giorno sul posto. La corsa sul posto era diventata la meditazione dell’uomo che sarebbe stato poi soprannominato “Invictus” e avrebbe cambiato la storia del Sudafrica, diventando simbolo di libertà e pace in tutto il mondo.
«Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare, di unire le persone in una maniera che pochi di noi possono fare. Parla ai giovani in un linguaggio che loro capiscono. Lo sport ha il potere di creare speranza dove c’è disperazione. È più potente dei governi nel rompere le barriere razziali, è capace di ridere in faccia a tutte le discriminazioni.»
alla prossima, Andrea Questa è Goodmorning Runlovers, e io sono Andrea Corradin.