Gli esperti consigliano di praticare la mindfulness. Una forma di meditazione per essere più consapevoli. Per essere più presenti. Perché siamo sempre più distratti. Da chi, da cosa? Soprattutto da lui: il cellulare. L’aggeggio che ha eliminato la noia dalle nostre giornate. In coda al supermercato puoi scrollare i social per ingannare l’attesa. In bagno, invece di leggere le etichette dei detersivi come facevi un tempo, puoi leggerti le news della Gazzetta dello Sport. Se arrivi in anticipo a una riunione, puoi aprire Linkedin e scoprire che un tuo compagno di asilo ha cambiato lavoro. Non lo vedi da 30 anni, ma hai l’opportunità di scrivergli un bel “Congrats”. Su Strava, mentre sei in ufficio, nel grigio della città, puoi vedere quanti chilometri macinano gli atleti tra le montagne soleggiate. Il cellulare, a vederla da questo punto di vista, sta riuscendo in un piano diabolico:
✅ Sta abolendo la noia dalla nostra vita.
✅ Sta rendendo le persone più sole, insoddisfatte.
☑️ Sta aumentando la possibilità di estinguerci.
A pensarci, chi sarebbe più in grado di accendere un fuoco in caso di necessità? Senza guardare un tutorial su YouTube, intendo. La tecnologia sta cambiando il mondo. Su tante cose in maniera straordinaria. Su altre, diventerà importante dargli qualche limite.
Come racconta la CNN, grazie alla condivisione degli allenamenti dei militari su Strava, sono state svelate le principali basi segrete americane in giro per il mondo

Strava, di cui avevamo approfondito la storia in questa newsletter, qualche giorno fa ha aggiunto la possibilità di nascondere i tempi delle proprie prestazioni, e gli orari dell’attività. Aumentando la privacy degli utenti. Permettendo alle persone di sentirsi mene giudicate per i propri tempi. Perché come dicono al termine del post: Sometimes, less is more.

alla prossima, Andrea
p.s. vi lascio qui sotto la storia di Strava.
Michael Horvath e Mark Gainey si incontrano per la prima volta nella squadra di canottaggio all’università di Harvard. Diventano ben presto amici. Dopo la laurea, come spesso accade, le loro strade si dividono. Mark si affaccia nel mondo delle big tech di Palo Alto, California. Michael intraprende invece il percorso accademico, con una docenza. Alcuni anni dopo ottiene una cattedra a Stanford, e i due vecchi amici si ritrovano. Ci mettono poco a unire le loro idee in una startup legata al mondo dei software: Kana Communications. Va alla grande. Qualche anno dopo verrà quotata in borsa. E allora nel 2008 i due tornano al loro primo amore. Un’idea che avevano già avuto nel 1995 ma che era naufragata subito. Una piattaforma in cui unire gli appassionati di sport che, anche se lontani come lui e gli ex compagni di università, possano in qualche modo sfidarsi e motivarsi. Ora il momento è quello perfetto. L’utilizzo della tecnologia GPS sta esplodendo nello sport. Gli smartphone pure. I due spendono 52 mila dollari per acquistare tutti i Garmin 350 nei magazzini di Costco. Erano i primi modelli in grado di caricare sul pc le attività svolte. Li regalano a una comunità di ciclisti per iniziare a diffondere l’idea e portarli a usare la loro piattaforma. Nasce quella che oggi conosciamo con il nome di Strava, che in svedese significa “lottare”. Connette milioni di sportivi, dal runner occasionale al campione olimpico di triathlon, condividendo attività e kudos. E per ottenere i famosi kudos, simili ai like dei social media, diventa importante dare un bel titolo al proprio allenamento, o no? Anche quando è andato terribilmente male.