Aprile 1944, Polonia.
Alfred Wetzler e Rudolf Vrba sono prigionieri dei nazisti a Birkenau. Hanno rispettivamente 20 e 24 anni. Diventano amici nel luogo peggiore, assistendo ad atrocità difficili da immaginare. Ma parlandone, si convincono che il mondo debba sapere cosa sta succedendo in quell’inferno.
Non possono accettare di rimanere spettatori.
L’unico modo è fuggire, e raccontarlo a tutti. Allora per mesi pianificano la fuga. Un’impresa quasi impossibile. In caso di cattura verrebbero giustiziati davanti agli altri prigionieri. Ma il loro obiettivo è troppo importante. Accanto al campo in cui lavorano c’è un’enorme catasta di legna. Rudolf e Alfred decidono di nascondersi lì per 3 giorni per evitare le prime ricerche dei nazisti. Poi, impregnati di tabacco e kerosene, riescono a eludere le successive ricerche dei cani. Superata questa prima fase, li aspettano circa 120 chilometri da percorrere per arrivare al confine slovacco. Un’ultramaratona diremmo oggi. Tra il gelo, camminando e correndo, grazie al supporto di alcuni contadini, in alcuni giorni riescono a farcela. Una volta messi in salvo presso una comunità, iniziano a scrivere tutti i dettagli di quanto visto a Birkenau.
Dalle loro testimonianze nasce quello che verrà poi conosciuto come “il rapporto Vrba-Wetzler”.
Il primo documento sull’esistenza della Shoah. In pochi mesi arriva sulle scrivanie dei principali governi, da Churchill a Roosvelt, fino al Papa. Ma le reazioni sono lente. Alcuni sono sconvolti, altri stentano a crederci. D’altronde fino a quel momento “Auschwitz” era una parola del tutto sconosciuta all’opinione pubblica mondiale. Il loro rapporto inizia a muovere qualcosa. Vengono fermati i treni diretti dall’Ungheria ai lager. Diventerà fondamentale come prova dei crimini nazisti in diversi processi del dopoguerra.

Rudolf Vrba fotografato nel 1962. Dopo la guerra, l’ex prigioniero divenne un biochimico e si trasferì in Canada. Photo Credits: Daily Herald
Alfred e Rudolf con le loro azioni hanno cambiato una parte della storia. Influito su una Guerra Mondiale. Salvato migliaia di vite.
Una storia raccontata anche dal regista Peter Bebjak, nel film “The Auschwitz Report” candidato all’Oscar nel 2020. Oggi è la giornata della Memoria. Storie come questa ricordano come ognuno, nel proprio piccolo, possa dare un contributo. In ogni ambito. In ogni situazione. alla prossima, Andrea Questa è Goodmorning Runlovers, e io sono Andrea Corradin.