Quante volte hai sentito dire questa frase? Forse l’ha pronunciata anche Elliott Hill, immaginando la fine della sua trentennale carriera in Nike. Era entrato in azienda nel 1988 come stagista nel team Sales. Allora era un giovane neolaureato della Ohio University, dove aveva scritto la tesi proprio sul brand sportivo americano. Lavorarci era il suo sogno. Durante una lezione conobbe Tim Joyce, executive di Nike. Da quel momento, iniziò a contattarlo con insistenza per sei mesi. Voleva entrare a tutti i costi.
“Tim, continuerò a chiamarti finché non mi dirai di no.”
Chi la dura la vince. Alla fine, Tim cedette. “Ok, ma inizi lunedì in Tennessee.” Elliott fece la valigia e si presentò in sede, emozionato. Ma quando gli fecero firmare un contratto di stage di sei mesi, ci rimase male. Raccontò alla madre, fingendo, che gli avevano offerto da subito un bel contratto pluriennale. Quello fu solo l’inizio. Dopo più di un decennio iniziò a farsi conoscere anche dal fondatore, Phil Knight. Nel 2000 lo spedirono in Europa con il ruolo di Vice President of Sales and Retail: una sfida in un mercato complesso e in crescita. Superò l’esame e, qualche anno dopo, tornò negli Stati Uniti, scalando ruoli sempre più importanti fino a diventare President.

Certo, il profilo Linkedin di Elliott Hill è abbastanza “lineare”. Una carriera brillante. Nel 2020 arrivò il momento della pensione. Niente più sveglia all’alba, meritato riposo. Ma nel frattempo, Nike iniziava ad avere problemi. I competitor crescevano, il brand entrava in crisi strategica e comunicativa. Gli azionisti volevano risposte. Il board prese il telefono e chiamò il buon vecchio Elliott. Il 14 ottobre 2024, Hill tornò in azienda, questa volta come CEO. Tornando in ufficio, ripartendo dalle basi: i valori del brand, la relazione con gli atleti più influenti del pianeta, i consumatori. Per dirne una, dopo tanti anni Nike è tornata a lanciare uno spot commerciale durante il Super Bowl. Elliott per un po’ non avrà più tempo di annoiarsi. Non rimandare troppe cose a quando sarai in pensione. Soprattutto quelle più belle: i viaggi, le esperienze di valore, il tempo con le persone più importanti. Che poi non ti venga in mente di tornare a lavorare, come ha fatto lui. Per la cronaca va ricordato che oltre alla voglia di rimanere attivo potrebbero averlo convinto anche gli 1.5 milioni $ annui di stipendio proposti dal board. A tutti piacerebbe essere richiamati invece che dimenticati ma non tutti hanno avuto la fortuna di lavorare in un’azienda come la Nike che riconosce i meriti. Alla prossima, Andrea ….Questa è Goodmorning Runlovers, e io sono Andrea Corradin.