Yuji Komatsu è il monaco di un tempio buddista situato vicino alla vetta del monte Shichimen. In Giappone. Yuji è conosciuto nella sua comunità come “Running Monk”. In un documentario ha raccontato come seguire il buddismo e correre attraverso i boschi siano per lui due attività complementari. Non le fa per ambizione o competizione, ma per trovare la calma spirituale e la forza. Per dare valore al tempo.
«Una vita di circa 80 anni è meno di un battito di ciglia nella storia della Terra. Se la vedi in questo modo, la vita è troppo breve e non c’è tempo da perdere. Correre in montagna diventa un prezioso momento di autoriflessione.»

Yuji Komatsu nel tempio buddista di Keishinin.
Il trail running lo aiuta a trovare l’equilibrio nei momenti più complicati per lui e per la comunità di cui è un fondamentale punto di riferimento.
«La mente e il corpo sono collegati. Le persone che sono in difficoltà nella loro vita quotidiana tendono ad avere la schiena piegata e a guardare in basso. Se chiedi loro di correre in quel modo, non saranno in grado di farlo. Anche nelle gare, alcuni corridori procedono come dei veri e propri zombie. Certamente sono stanchi e stanno soffrendo molto, ma sono molto più affaticati mentalmente. Se ti ritrovi in difficoltà arrancando, prova a tirare fuori il petto e ad oscillare avanti e indietro le braccia, guarda dritto davanti a te e vai avanti. Inizierai a sentirti più energico. Fallo anche nella vita quotidiana: se sei turbato da qualcosa, tira fuori il petto. Il tuo cuore potrebbe già schiarirsi un po’ facendo questo semplice gesto.»
Non credo si possa mettere in dubbio un consiglio ricevuto da un monaco . buona settimana, Andrea .Questa è Goodmorning Runlovers, e io sono Andrea Corradin. Progetto a cura di Runlovers, la più grande community italiana sul running.