Il miglior consiglio che poteva darti

13 ottobre 1972. Il volo 571 decolla dall’aeroporto Carrasco di Montevideo, in Uruguay, diretto a Santiago del Cile. A bordo ci sono i giocatori della squadra di rugby dell’Old Christians Club, accompagnati da amici e familiari. Per un errore di valutazione dei piloti, attraversando la cordigliera delle Ande, l’aereo colpisce una cima e precipita. Dei 45 a bordo, 12 muoiono subito. Gli altri, alcuni in gravi condizioni, si trovano comunque a 4.000 metri d’altitudine, in mezzo al nulla. Neve e temperature di 30° sotto zero. Si organizzano per sopravvivere, in attesa dei soccorsi.

Si vestono con i coprisedili, dormono dentro la fusoliera, ammassati per scaldarsi. Curano i compagni in condizioni più gravi. Ma il comandante di volo ha comunicato delle coordinate sbagliate. Gli aiuti non arrivano. Passano i giorni. Nessuno degli aerei di soccorso li vede, la fusoliera bianca si confonde con la neve. Dalla radio, che funzionava solo in ricezione, la squadra di rugby apprende una notizia devastante: le autorità hanno sospeso le ricerche. Sono soli, abbandonati. Sono anche finite le provviste. La disperazione li costringe a compiere una scelta impensabile: cibarsi dei corpi dei compagni già deceduti. Ma il tempo passa. Dopo 60 giorni, molti sono ormai sconsolati, si lasciano morire per inerzia. Ma non Fernando “Nando” Parrado. Il giovane uruguaiano che in quell’incidente aveva già perso la madre e la sorella, voleva tornare a casa da suo padre a tutti i costi. Convince il compagno di squadra, Roberto Canessa, che nessuno li salverà. Se volevano vivere, dovevano prendere loro l’iniziativa, e salvare il gruppo. I due partono per un viaggio di 40 km a piedi, nella neve delle Ande, senza attrezzatura da montagna, vestiti a strati, con delle scarpe da ginnastica. Dopo giorni incontrano un altro essere umano: un pastore. La loro salvezza. Dopo 72 giorni, i 16 sopravvissuti furono riportati a casa.

Fernando Parrado (a sinistra) e Roberto Canessa (a destra) con Sergio Catalan Martinez, il pastore che li ha salvati.

È stata definita la più grande storia di sopravvivenza di tutti i tempi. Il film “La società della neve” è stato candidato all’Oscar. Nando Parrado ha scritto un libro che ha emozionato milioni di persone.

«La mia speranza è che tu che stai leggendo questo libro non aspetti così tanto tempo per realizzare quali tesori hai. Nelle Ande ogni secondo della vita era un dono, pieno di significato. Da allora ho cercato di vivere in quel modo e questo ha riempito la mia vita di più benedizioni di quante io possa contarne. Come dicevamo tra le montagne: “Respira. Respira ancora. Con ogni respiro sei vivo”. Dopo tutti questi anni, questo è ancora il miglior consiglio che posso darti: assapora la tua esistenza. Vivi ogni momento. Non sprecare un solo respiro.»

alla prossima e buona settimana! Andrea —> Questa è Goodmorning Runlovers, e io sono Andrea Corradin.

Lascia un commento

Torna in alto