Dalla vetta, devi anche scendere

Simone Moro è uno dei più grandi alpinisti italiani. L’unico al mondo ad aver scalato quattro vette sopra gli 8.000 metri nel periodo invernale. Le più alte al mondo. Cresciuto a Bergamo, non proprio una città di scalatori, ha scoperto la montagna come un gioco grazie a papà Franco che lo portava con sé nelle sue scampagnate. Da bambino Simone ritagliava dalle riviste le foto di Reinhold Messner e le appendeva sul muro della cameretta che condivideva con i fratelli, dicendo che da grande avrebbe fatto l’alpinista. L’alpinismo non è sicuramente la via più semplice per ottenere stabilità e successo. Non lo considerebbero un “posto fisso”. Al contrario, un percorso pieno di rischi e incertezze. Spedizioni andate male. Fallimenti. I suoi genitori lo hanno sempre supportato in questa particolare passione, dandogli un unico consiglio:

«Segui il tuo sogno, ma preparati anche un piano B.»

Così Simone ha studiato, prendendo il diploma e nel 2003 si è laureato in Scienze Motorie. Ma il piano A per fortuna ha funzionato. Da 15 anni è un atleta di The North Face, e nel frattempo ha realizzato molti progetti. Come diventare un pilota di elicotteri, specializzandosi nel soccorso ad alta quota in Nepal. Fare l’alpinista racconta, non ti rende né ricco né famoso, e in più la scalata è letteralmente in salita. Fatica molta. Tempi lunghi. In montagna il tutto e subito non funziona.

“”Per diventare bravi bisogna ascoltare i consigli che vengono da chi è più saggio. Una volta Riccardo Cassin mi disse che l’obiettivo da raggiungere era quello di diventare un “bravo” e soprattutto “vecchio” alpinista, e per farlo devi imparare a dare il giusto valore alle cose che fai. La vetta della montagna non è il traguardo, perché poi bisogna scendere. “”

«Lo so, sembra una follia portare la Moka in una spedizione, ma credimi, quando ti svegli con la bufera fuori e puoi bere un caffè caldo, è come sentirsi a casa. Ti dà una forza mentale incredibile.»

alla prossima, Andrea — Questa è Good evening Runlovers, e io sono Andrea Corradin.

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