Goodmorning Runlovers #161 di Andrea Corradin , 22 Luglio
Iniziamo la settimana con la storia di Roberto Zanda, detto “il massiccione”.
La sua infanzia non è delle migliori. Nasce in una famiglia sarda di 9 figli, in una situazione di povertà e violenza, quella del padre.
Per decisione della madre si trova a vivere in un collegio. Impara fin da piccolo a stare da solo, ma anche se non lo dice ai compagni, si alza ogni mattina con la speranza di incontrare la mamma.
Questa sofferenza gli fa compiere la sua prima ultramaratona.
«Mia mamma era a Cagliari e pensai di scappare di notte per raggiungerla, camminando per 100 km. Nella notte una coppia di anziani mi trovò addormentato sul ciglio di una strada e mi riportò in collegio.»
E quando nella vita ti senti solo e debole, quelle sensazioni fai di tutto per dimenticarle.
Così Roberto entra nei paracadutisti della Folgore, viaggiare per il mondo e scopre la bellezza dello sport.
Che diventa occasione di rivalsa, ma anche di ricerca di se stesso. Prima con il triathlon, poi con le ultramaratone.
Dopo aver attraversato di corsa tutti i maggiori deserti del mondo, nel 2018 decide di partecipare alla gara più estrema: la Yukon Artic Ultra, 700km a -50°, in autonomia.
Dopo cinque giorni di cammino, vive una tragica notte, la più lunga e fredda della sua vita.
«Su 39 partiti – racconta – 35 si erano ritirati; eravamo rimasti in due e io ero secondo, ma qualcosa andò storto: un banale incidente e sono finito nella neve, ancorato alla slitta. Ho perso i guanti e lì è cominciata la disperazione. E’ stata una notte di allucinazione dovute all’ipotermia, ho anche pregato: Gesù, prendimi i piedi e le mani ma lasciami vivere. E cosi è andata davvero.»
Quell’evento ha cambiato per sempre il suo corpo, non la sua tempra.
Oggi il Massiccione prova quotidianamente a superare le complessità della sua nuova condizione.
Nuota ogni giorno 4 chilometri.
Spesso va a parlare nelle carceri sarde, presentando il suo libro: ‘La vita oltre. Una storia vera di coraggio e rinascita’.
Chi lo ascolta riconosce il ragazzo che è stato, tra difficoltà familiari e povertà, in una storia partita da uno dei quartieri più difficili di Cagliari.
«Io oggi sono diverso, il mio corpo è diverso, ma dentro di me c’è sempre un bambino che vuol percorrere quei 100 km per raggiungere a piedi la madre.»
alla prossima,
Andrea
Questa è Goodmorning Runlovers, e io sono Andrea Corradin.
Progetto a cura di Runlovers, la più grande community italiana sul running.
