Come sarebbe andata a finire?

Come sarebbe andata a finire, dando il massimo? Capita di chiederselo.

Nel lavoro. Nella vita. Nella corsa.

Spesso, per istinto di sopravvivenza o per pigrizia, andiamo più piano di quanto potremmo. Rallentiamo, dosiamo le forze, posticipiamo. Rinunciamo, convinti di non riuscire a reggere quel ritmo. Tim Noakes, scienziato sudafricano e professore presso l’Università di Cape Town, ha corso più di 70 tra maratone e ultramaratone. Ma è conosciuto soprattutto per la Central Governor Theory. Provando a farla semplice, secondo questa teoria il cervello agisce come un “governatore centrale”. Regola lo sforzo che il corpo può sostenere, per proteggerlo da danni e pericoli. Riceve segnali da tutto il corpo e, in base al contesto (temperatura, durata, idratazione…), decide quanto lo sforzo è sostenibile. Se ritiene che spingersi oltre sia rischioso, genera la sensazione di fatica per farci rallentare, prima che si arrivi davvero al limite fisico.

Un limite che, spesso, non raggiungiamo mai davvero.

Il cervello tiene sempre un margine di sicurezza. Infatti spesso non è il corpo a cedere per primo, ma la mente, a farci fermare. Beh, prendendo per confermata questa teoria, può tornare utile sapere che c’è sempre una “riserva nascosta”. Soprattutto nei momenti di crisi, nel lavoro. nella vita. nella corsa.

alla prossima Andrea ….. Questa è Goodmorning Runlovers, e io sono Andrea Corradin.

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