Carissimi, vorrei condividere con voi un articolo che dimostra come passano gli anni, cambiano le tecnologie ed i sistemi di comunicazione, ma le idee fondamentali di chi ci ha preceduto in questo settore, restano sempre valide. Avendo io comunque deciso, nonostante la raggiunta pensione, di continuare ad operare in questo fantastico mondo delle TLC ed in particolare dell’ICT (come adesso vengono chiamate) ho letto un interessante articolo che mi ha riportato indietro agli inizi della mia carriera lavorativa. Per chi volesse approfondire allego copia dell’articolo. Per gli altri, cercherò di sintetizzarne il contenuto. Charles Clos, un ingegnere dei BELL Labs sviluppò e dimostrò praticamente, nel 1952 (due anni prima che io nascessi) un metodo che permetteva di ridurre notevolmente i punti di connessione necessari per realizzare una matrice di tipo “non bloccante” per le centrali di commutazione dell’epoca (ora si chiamano switch) che si basavano su selettori elettromeccanici e nodi di connessione di tipo relè. Se fino allora per permettere la connessione sempre disponibile tra “n” utenti erano necessari n x n crosspoints (rele’), Clos dimostrò matematicamente che questi potevano essere ridotti notevolmente interponendo un ulteriore stadio di commutazione tra quello di ingresso e quello di uscita realizzando quindi un sistema a tre stadi. Questa riduzione comportava, a parità di funzionalità, un notevole risparmio economico. La comunicazione telefonica tra due generici utenti poteva essere instaurata in ogni momento ed in modalità non bloccante. L’intuizione di Clos viene ripresa oggi nella realizzazione delle complesse reti di computer a supporto dei moderni e più avanzati Data Center. Oggi al posto di “chiamata telefonica” si parla di sessione di trasmissione dati tra porte di switch per consentire la comunicazione secondo il protocollo Ethernet tra le porte dei server e degli switch. Le diverse architetture di rete che sono state proposte negli ultimi decenni, fino alla più recente tipologia chiamata leaf-spine vede l’applicazione pratica del modello di Clos, utilizzando gli switch intermedi (livello spine) per collegare le porte dei server che costituiscono lo stadio di ingresso e quello di uscita (livello di leaf). Aumentando il numero di livelli (a 5 o 7 livelli) si possono realizzare complesse architetture di rete per collegare migliaia di server e contenere comunque i costi di networking. I moderni DC che supportano applicazioni rivolte all’A.I. (Artificial Intelligence) devono prevedere sia sistemi con elevate capacità di calcolo, che capienti storage in grado di memorizzare e fornire gli opportuni enormi data base necessari per attivare e sostenere applicazioni di Machine Learning e Deep Learning. Quindi, non tutto il passato è da buttare e le intuizioni di lungimiranti ingegneri possono essere ancora utili in questo mondo o “nuvole” di bit.
1 commento su “Clos Network Architecture – Non tutto è da buttare !!!”
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